lunedì 20 luglio 2015

LA MITOLOGICA MEDUSA



Medusa (in greco antico: Μέδουσα, Medousa, o Μεδουση, Medousê, che vuol dire "protettrice", "guardiana", da μέδω, medo, "proteggere") è una figura della mitologia greca. Insieme a Steno ed Euriale, è una delle tre Gorgoni, figlie delle divinità marine Forco e Ceto. Secondo il mito le Gorgoni avevano il potere di pietrificare chiunque avesse incrociato il loro sguardo e, delle tre, Medusa era l'unica a non essere immortale; nella maggioranza delle versioni viene decapitata da Perseo.

Nelle rappresentazioni più antiche, Medusa e le sue sorelle erano raffigurate come orrende donne con ali d'oro e mani di bronzo, dall'ampio viso rotondo incorniciato da una massa di serpenti per capelli, bocca larga con zanne suine e a volte anche una corta barba ruvida. Più avanti, nell'arte presero le sembianze di fanciulle bellissime, sempre con serpi al posto dei capelli.

Secondo Esiodo (Teogonia), Eschilo (Prometeo incatenato), Pausania e Nonno (Dionysiaca), il padre delle Gorgoni era il dio marino Forco; Esiodo e Apollodoro danno loro per madre la sorella di quest'ultimo, Ceto. Secondo Esiodo, esse vivono nell'Oceano Occidentale, vicino a dove abitano anche le Esperidi e la Notte, o presso la città di Tartesso; tradizioni successive le collocano invece in Libia.

Secondo altri autori (Ovidio, Apollodoro, Esiodo) Medusa era invece in origine una donna bellissima: a mutarla in mostro sarebbe stata la dea Atena, come punizione per aver giaciuto con (o per essere stata violentata da) Poseidone in uno dei suoi templi; secondo altre versioni ancora, Atena era avversa a Medusa perché quest'ultima aveva osato competere con lei in bellezza.

Va notato che alcuni autori riconoscono l'esistenza di una sola "Gorgone", non meglio identificata; Omero ad esempio la cita tra le ombre dell'Ade nell'Odissea, e nell'Iliade afferma che la testa della Gorgone è fissata sull'egida di Atena.

Il re di Serifo, Polidette, inviò Perseo ad uccidere Medusa, pensando in tal modo liberarsi di lui per poterne sposare la madre, Danae. Perseo rintracciò le Graie, togliendo loro l'unico dente e l'unico occhio finché esse non gli indicarono la dimora delle ninfe dello Stige: queste ultime diedero all'eroe dei sandali alati e una kibisis (termine interpretato come "zaino", "sacca" o "tasca"), oltre all'elmo dell'invisibilità di Ade; da Ermes ricevette inoltre un falcetto adamantino; secondo alcuni racconti, prima di partire per la missione venne inoltre condotto da Atena a Samo, dove la dea gli avrebbe mostrato tre simulacri delle Gorgoni perché imparasse a riconoscere Medusa dalle sue due sorelle. Raggiunto quindi il luogo dove dimoravano le Gorgoni, le trovò che dormivano: con la mano guidata da Atena e guardandone il riflesso nello scudo per evitare di restare pietrificato, Perseo riuscì a decapitare Medusa: dalla ferita uscirono subito il cavallo alato Pegaso e il gigante Crisaore, i figli che la Gorgone aspettava da Poseidone.

Svegliatesi, le due sorelle di Medusa tentarono di inseguire Perseo ma questi, invisibile, riuscì a fuggire in groppa a Pegaso, portando con sé la testa della Gorgone in un sacco.

Dal sangue di Medusa, secondo alcune versioni, nacquero inoltre l'anfesibena e il corallo (o "gorgonia", in greco gorgonion), quest'ultimo da alcune alghe pietrificate al contatto con la testa della gorgone.

Perseo portò con sé la testa di Medusa, che non aveva perso il suo potere di pietrificare con lo sguardo, e la usò come arma contro numerosi altri avversari e nemici. Ad esempio, prima di tornare a Serifo Perseo passò in Africa (o nell'Esperia), dove incontrò Atlante che tentò di ucciderlo perché era figlio di Zeus (una profezia gli aveva infatti predetto che sarebbe caduto per mano di un figlio di Zeus); Perseo quindi lo mutò in pietra con la testa della gorgone, dando origine all'odierna catena montuosa dell'Atlante.

Usò poi la testa per pietrificare il mostro marino che minacciava Andromeda, principessa d'Etiopia (secondo altre versioni invece lo uccise con la spada), sposando poi la fanciulla. Lo zio di lei Fineo, a cui era stata inizialmente promessa, fece irruzione nella sala delle nozze con diversi seguaci con l'intento di uccidere Perseo: questi dapprima uccise diversi assalitori con varie armi, poi eliminò i superstiti, tra cui Fineo, col capo della Gorgone. In seguito Perseo usò la testa contro Preto, fratello di suo nonno Acrisio, che aveva scacciato lo stesso Acrisio dal trono di Argo.


Tornato a casa, impietrì Polidette, che voleva costringere Danae a sposarlo, e fece lo stesso coi suoi cortigiani; infine secondo alcune versioni pietrificò il suo stesso nonno, Acrisio, che voleva impedirgli di passare nei suoi territori. La testa la diede poi ad Atena, che la pose al centro della sua egida. Atena diede in seguito ad Eracle parte dei capelli della Gorgone, che avevano un effetto simile a quello dell'intera testa, chiusi in un'urna; l'eroe a sua volta la diede a Sterope, figlia di Cefeo.

Riguardo al resto del suo corpo, una tradizione ateniese sosteneva che sarebbe stato sepolto sotto l'agorà.

Una straordinaria "applicazione" della teoria dello sguardo in Freud si trova nel saggio La testa di Medusa (1922) in cui si dà un'interpretazione psicoanalitica e antropologica del celeberrimo dipinto di Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio (1571-1610), conservato agli Uffizi.
Si tratta della Testa di Medusa che Caravaggio dipinge nel 1597 e applicherà su uno scudo di legno che il cardinale Del Monte donerà al Granduca Ferdinando de' Medici.

Il mito di Medusa è uno di quelli che ha determinato la sensibilità moderna. Nel volto di Medusa il romanticismo - come ha spiegato Mario Praz ne La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica (1930) - riconobbe quel misto di crudeltà e bellezza, di sofferenza e fascinazione decadente che segna una delle coordinate della sensibilità otto-novecentesca. Da Shelley a Baudelaire Medusa diviene il simbolo dell'insana, e perciò decadente, consustanzialità di bellezza e morte, di sessualità e crudeltà. Non stupisce che Freud si soffermi sul dipinto all'indomani delle sue ricerche sullo sguardo in relazione alle perversioni.



Il mito classico di Medusa del resto ben si prestava ad una teoria dello sguardo. Medusa è l'unica mortale tra le Gorgoni, ha capelli di vipere, mani di bronzo e ali d'oro, il suo sguardo pietrifica ed uccide. Atena ha voluto così punire la donna che aveva osato accoppiarsi con il Dio Poseidone - subendone per altro la violenza - sul suo altare. Perseo, protetto da Atena, riesce ad ucciderla guardandone il volto riflesso su uno specchio e mozzandole la testa di netto. Sul volto di Medusa si legge ancora lo stupore di una morte improvvisa ed inevitabile. Atena applicherà la sua effigie (ancora una volta un'immagine) su uno scudo (l'Egida) che sarà così invincibile, e anche sul suo petto, come dimostra una tradizione pittorica che giunge sino a Klimt. 

Il testo di Freud:

«L'interpretazione di singole creazioni mitologiche non è stata tentata spesso da parte, nostra, ma per la testa mozzata e orripilante della Medusa tale interpretazione è ovvia.
Decapitare = evirare. Il terrore della Medusa è dunque terrore dell'evirazione legato alla vista di qualcosa. Da numerose analisi apprendiamo che ciò si verifica quando a un'bambino, il quale fino a quel momento non voleva credere alla minaccia dell'evirazione, capita di vedere un genitale femminile. Si tratta verosimilmente del genitale circondato da peli di un donna adulta, essenzialmente di quello della madre.
Se i capelli della testa di Medusa compaiono cosí spesso nelle raffigurazioni artistiche sotto forma di serpenti, ciò è dovuto ancora una volta al complesso di evirazione; va notato che, per quanto suscitino in sé un effetto spaventevole, i serpenti servono in realtà a mitigare l'orrore, poiché sostituiscono il pene, dalla cui mancanza è nato l'orrore. La regola tecnica secondo cui la moltiplicazione dei simboli del pene significa evirazione, è qui confermata.
La vista della testa di Medusa, per l'orrore che suscita, irrigidisce lo spettatore, lo muta in pietra. La stessa origine dal complesso di evirazione e lo stesso mutamento affettivo! Irrigidimento, infatti, significa erezione, e quindi nella situazione originaria qualcosa che consola lo spettatore: costui ha ancora un pene, e di ciò si rassicura diventando rigido.
Questo simbolo dell'orrore è posto sulla veste di Atena, la dea vergine. Giustamente Atena diventa perciò la donna inavvicinabile, colei cui repugna ogni sorta di brama sessuale. Non a caso esibisce lo spaventevole genitale della madre. Presso i Greci, in genere fortemente omosessuali, non poteva mancare la raffigurazione della donna che incute spavento a causa della sua evirazione.
Se la testa di Medusa sostituisce la raffigurazione del genitale femminile, o piuttosto ne isola l'effetto orripilante rispetto a quello che suscita piacere, si può rammentare che l'esibizione dei genitali è anche altrimenti nota come azione apotropaica. Ciò che suscita orrore in noi dovrà produrre lo stesso effetto anche sul nemico da cui ci dobbiamo difendere. Ancora in Rabelais leggiamo che il diavolo prende la fuga dopo che la donna gli ha mostrato la vulva.
Anche il membro maschile eretto funge da oggetto apotropaico, ma in forza di un altro meccanisino. Il mostrare il pene - e tutti i suoi surrogati - vuol dire: non ho paura di te, ti sfido, ho un pene. Ecco dunque un'altra via per l'intimidazione dello spirito malvagio. Per poter sostenere seriamente questa interpretazione bisognerebbe studiare da vicino la genesi di questo simbolo isolato dell'orrore nella mitologia greca, e dei suoi corrispettivi in altre mitologie.»

L’interpretazione del mito rivela lo stretto legame che unisce la bellezza e il terrore. Medusa è una figura dal fascino ambiguo: nel contempo donna e mostro, attraente e repellente, attira lo sguardo e pietrifica gli uomini. E proprio per il potere pietrificante del gorgoneion, i soldati ne portavano l’immagine sugli scudi. Il volto di Medusa aveva inoltre un forte valore apotropaico, che giustifica la sua diffusione nell’arte classica.



Generalmente, ogni tatuaggio porta con sé un significato generico al quale ovviamente va a sommarsi un significato che la persona tatuata può attribuirvi. La medusa tatuata in questo caso indica una persona che vuole “fluire col mare della vita”, lasciarsi trasportare dagli eventi come una medusa fa con le correnti marine. La medusa pare avere il potere di connetterci col mondo dell’inconscio e di fidarci quindi del ciclo della vita. Naturalmente, essendo un animale marino, i tatuaggi con medusa hanno una forte correlazione con l’amore per l’acqua e il mare.

L’acqua è spesso simbolo dell’introspettività, del pensiero, dell’io profondo che risiede in ognuno di noi. Tatuarsi quindi un animale acquatico, come in questo caso la medusa,  può significare la volontà di congiungere pensiero e fisico, acqua e terra, anima e materia.




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