sabato 8 agosto 2015

IL DIO PAN



Pan era il dio pastore, il dio della campagna, delle selve e dei pascoli.In alcuni miti è descritto come il più antico degli Olimpi, se è vero che aveva bevuto con Zeus il latte da Amaltea, allevato i cani di Artemide e insegnato l'arte divinatoria ad Apollo. Venne inoltre notoriamente associato a Fauno, versione maschile (poi figlio, fratello o marito, a seconda del mito) di Fauna, e come tale era lo spirito di tutte le creature naturali, più tardi legato anche alla foresta (della quale invece il dio era Silvanus), all'abisso, al profondo.

Dal suo nome deriva il termine timor panico, poiché il dio si adirava con chi lo disturbasse emettendo urla terrificanti, provocando così una incontrollata paura, il panico, appunto. Alcuni racconti ci dicono che lo stesso Pan venne visto fuggire per la paura da lui stesso provocata. Ma il mito più famoso legato a questa caratteristica è la titanomachia, durante la quale Pan salva gli Olimpi emettendo un urlo e facendo fuggire Delfine.

Plutarco nel suo De defectu oraculorum racconta di come Pan sia stato l'unico dio a morire. Durante il regno di Tiberio (14–37), la notizia della sua morte venne rivelata a tale Tamo (Thamus), un mercante fenicio che sulla sua nave diretta in Italia sentì gridare, dalle rive di Paxos: "Tamo, quando arrivi a Palodes annuncia a tutti che il grande dio Pan è morto!". Gli studiosi si dividono tra il significato storico e quello allegorico. Secondo Robert Graves, per esempio, il grido non fu Thamous, Pan ho megas tethneke, "Tamo, il grande dio Pan è morto", ma Tammuz Panmegas tethneke, "L'onnipresente Tammuz è morto", cioè il dio babilonese della natura, a indicare così la fine di un'oscura era politeista, di cui aver "timor panico", e l'inizio di un nuovo mondo sotto la luce di Cristo, morto appunto sotto l'impero di Tiberio (così Eusebio di Cesarea nel suo Praeparatio Evangelica).

La genealogia di Pan è controversa. La più accreditata è quella dell'Inno omerico, in cui vengono indicati quali genitori il dio Ermes e la ninfa Driope, ninfa della quercia.

È un dio potente e selvaggio, esteriormente è raffigurato con gambe e corna caprine, con zampe irsute e zoccoli, mentre il busto è umano, il volto barbuto e dall'espressione terribile. Vaga per i boschi, spesso per inseguire le ninfe, mentre suona e danza. È molto agile, rapido nella corsa ed imbattibile nel salto.
È principalmente indicato come dio Signore dei campi e delle selve nell'ora meridiana, protegge le greggi e gli armenti, gli sono sacre le cime dei monti. Tradizionalmente, indossa una nebris, una pelle di cerbiatto.



La leggenda vuole che la ninfa Driope sia fuggita terrorizzata dall'aspetto deforme del figlio, mentre il dio Ermes lo raccolse e, avvoltolo amorevolmente in una pelle di lepre, lo portò sull'Olimpo per far divertire gli dei, causando così l'ilarità di Dioniso.
Un altro mito lo vuole figlio di Penelope e di tutti i suoi pretendenti, con cui avrebbe avuto rapporti in attesa del marito.
Secondo altre fonti era figlio di un amorazzo tra Zeus e la ninfa Callisto dal quale vennero alla luce Pan ed Arcade. In un'altra fonte lo si ritiene nato da Zeus ed Ybris, pura astrazione. Un'altra versione, sostenuta da Igino, afferma che Zeus, dopo essersi unito ad una capra di nome Beroe, le diede un figlio, il dio Egipan, ovvero la forma caprina di Pan.

Un suo mito narra del suo amore per la ninfa Eco dal quale nacquero due figlie, Iambe e Iunce.
Pan non viveva sull'Olimpo: era un dio terrestre amante delle selve, dei prati e delle montagne. Preferiva vagare per i monti d'Arcadia, dove pascolava le greggi e allevava le api.
Pan era un dio perennemente allegro, venerato ma anche temuto. Legato in modo viscerale alla natura ed ai piaceri della carne, Pan è l'unico dio con un mito sulla sua morte. La notizia fu diffusa da Tamo, un navigatore, e portò angoscia e disperazione nel mondo.

Solo Atena non si nascose, e denigrando gli altri dei convinse il padre Zeus a scendere in battaglia contro il mostro. Nonostante il dio fosse armato, il mostro riuscì ad avere la meglio su di lui, e lo rinchiuse nella grotta dove Gea lo aveva generato. Con le sue Spire Tifone gli aveva reciso i tendini di mani e piedi, che aveva poi affidato a sua sorella Delfine, il cui corpo terminava con la coda di un serpente.
Il dio Pan spaventò questa creatura con un tremendo urlo, ed Ermes le sottrasse i tendini di Zeus.
Zeus recuperate le forze, ed i tendini, si lanciò su un carro trainato da cavalli alati contro Tifone, bersagliandolo di fulmini.
Zeus riuscì ad uccidere il mostro, e lo seppellì sotto il monte Etna, che da allora emette il fuoco causato da tutti i fulmini usati in battaglia, così come racconta lo Pseudo-Apollodoro.
Per ringraziare Pan, Zeus fece in modo che il suo aspetto fosse visibile in cielo. Così creò il Capricorno.

Dio dalle forti connotazioni sessuali - anche Pan infatti come Dionisio e Priapo era generalmente rappresentato con un grande fallo - recentemente Pan è stato indicato come il dio della masturbazione, da James Hillman, noto psicologo americano, che sostiene essere Pan l'inventore della sessualità non procreativa.
Infatti Pan, trovando difficoltà di accoppiamento a causa del suo aspetto, era solito esercitare la sua forza generatrice mediante la masturbazione, oltre che con la violenza sessuale.

Come dio legato alla terra ed alla fertilità dei campi è legato alla Luna, ed alle forze della grande Madre. Fra i miti che lo accompagnano uno che lo vede seduttore di Selene, cui si è presentato nascondendo il pelo caprino sotto un vello bianco. La Dea non lo riconobbe e acconsentì all'unione. Pan è un dio generoso e bonario, sempre pronto ad aiutare quanti chiedono il suo aiuto.

Questo dio pagano sarebbe stato ripreso in seguito dalla Chiesa Cristiana per utilizzare la sua immagine come iconografica di Satana.
Narra una leggenda che nell'età dell'Oro Pan giunse nel Lazio, dove venne ospitato dal dio Saturno.
In Grecia la presenza del dio viene collocata in Arcadia.

In Italia esiste una divinità che ha molte similitudini con la raffigurazione di Pan, è il dio Silvano.

La forma dei pani è metà umana e metà caprina, e non meno irsuta. Sono famosissimi perché Pan, la personificazione del loro spirito di gruppo, divenne il Dio della Vegetazione.
Figlio di una Ninfa e di Hermes, dunque, il grande essere cornuto accompagnava le danze delle Ninfe dei Boschi con il suo flauto di canne di bambù, da lui stesso inventato: quando diede la caccia alla Ninfa Siringa, la sorella di costei la trasformò in un letto di canne, che l’essere cornuto ritagliò in varie lunghezze per costruire il “Flauto di Pan”.
Pan è generalmente amichevole nei confronti degli uomini, ed era benvoluto dai pastori come protettore delle greggi. Tuttavia non ha perso mai il suo lato selvaggio originario, e può infestare il sonno con incubi, o con Spiriti che inducono sogni a sfondo sessuale.
I Satiri hanno una forma più rozza, e spesso una lunga barba. Sono il gruppo in assoluto più selvaggio, sensuale, infido, astuto e scaltro. Il loro capo è Dioniso, signore degli Spiriti della vegetazione.
Distinguere chiaramente fra questi girovaghi selvaggi è ancor meno possibile che fra i vari gruppi di Ninfe, infatti, le differenze fra loro sono perlopiù di natura cronologica e geografica: i Centauri inizialmente si trovavano nel Pelio ricco di boschi, Pan ebbe origine in Arcadia, i Satiri venivano da Argo, ed i Sileni sono la versione Frigia dei Satiri.
Pan era venerato, ma anche temuto dai pastori; la sua presenza, comunque, era pericolosa per tutti, specie nelle ore meridiane: era indizio di crisi che si traduceva in “timore”, quella grande paura che da Pan prende il nome di timor panico.
Il mito narra del suo amore per diverse Ninfe: Eco, Eufemie, Pitis, tuttavia il suo amore più celebre fu per la Naiade Siringa: un giorno Pan vide la figlia della divinità fluviale Ladone, Siringa, e se ne innamorò. La fanciulla però come lo vide, fuggì terrorizzata tanto da pregare il proprio padre, secondo un’altra versione del mito, di mutarle l’aspetto in modo da non farla riconoscere da Pan. Così Ladone, impietosito dalle preghiera della figlia, presso lo specchio d’acqua dove sorgeva una grande palude in cui ella si gettò per sfuggire al Dio, la trasformò in una canna, che in mezzo ad altre in una palude era indistinguibile.
Il vento sibilava attraverso il canneto, e Pan fu incantato da quel suono, cercò di distinguere la fanciulla fra i diversi giunchi e, alla fine, essendo la sua ricerca vana, tagliò una canna in sette (o nove) pezzi di lunghezze diverse che unì tra loro con cera e spago, a formare quello strumento che tutt’oggi si chiama “Flauto di Pan” od, originariamente, “Siringa”, dal nome della sventurata fanciulla.
Da allora il Dio tornò a vagare nei boschi, correndo e danzando con le Ninfe e spaventando i viandanti che attraversavano le selve. A Pan infatti si attribuivano i rumori di origine inesplicabile che si sentivano la notte.



Miti e tradizioni legati a Pan possono essere tra quelli che hanno dato origini alla Stregoneria, giacché il Dio è connesso alla fertilità dei campi, i cui rituali potevano essere anche orgiastici, oltre che essere connesso alla Luna e alla Grande Madre. Pan rappresenta la Natura in toto, nel bene e nel male, senza nessuna connotazione di stampo manicheistico; è in definitiva una forza grezza della Natura, un essere neutrale che può originare creazione come distruzione, al pari di molte altre divinità primordiali come l’indiana Kali Ma, ad esempio.
È interessante notare che la fonte omerica ci dice che appena nato fu avvolto dal padre Hermes in una pelle di lepre e portato sull’Olimpo, dove Dioniso lo accolse con gioia: la lepre è un animale sacro ad Afrodite, ad Eros, alla Luna, e facente parte del mondo dionisiaco; l’avvolgere Pan con una sua pelle significa che egli stesso era pienamente parte di questo Universo; la paternità di Hermes, e la sua protezione (è lui che lo avvolge nella pelle), danno alle azioni di Pan la connotazione di azioni ermetiche, simboliche, dai messaggi nascosti insomma; la reazione di Dioniso quando lo vede testimonia la grande simpatia tra questi due Dèi, e con essi forma una sorta di triade ideale.
Il collegamento con la Luna diventa evidente nel mito della seduzione di Selene, seduzione che egli operò con l’inganno (tratto caratteriale tipico di Hermes), poiché la Dea lo rifiutava. Pan usò un trucco, e nascose il suo ispido pelo caprino sotto un velo candido, oppure sotto il vello di un agnello: così mascherato la Dea non lo riconobbe, ed acconsentì a salirgli in groppa, e il Dio poté finalmente possederla (sembra un chiaro riferimento ai riti orgiastici ed ai Sabba pagani celebrati a Beltane).
Sempre in tema di rito orgiastico, si narra che Pan si accoppiasse con le Menadi (probabilmente con tutte), le quali erano le sacerdotesse del Dio, cosa che ci riconduce a quanto appena detto: Pan è quindi il Dio Capro delle Streghe, la personificazione di ciò che è completamente naturale, di quell’istinto che è l’urgere della Natura, e ben si abbina con Dioniso che impersona il potere della forza produttiva della Natura.
Pausania scrive che i Galli, saccheggiando la Grecia, videro nel tempio di Delfo la statua del Dio Pan, e ne furono talmente spaventati che fuggirono. Un altro tratto caratteristico di Pan è che non sopportava di essere disturbato durante il suo riposo pomeridiano, e se ciò accadeva emetteva urla terrificanti che scatenavano appunto il timor panico.

C’è un aspetto di Pan su cui può essere interessante soffermarsi: la solitudine. Fin dall’inizio, da quando viene abbandonato dalla madre, Pan è solo. Hermes lo porta in cielo, ma lo presenta come una cosa buffa, e gli chiede di non far sapere troppo in giro che è suo figlio. Solo Dioniso, anche lui è stato privato della madre (addirittura fin da prima della nascita) ed esule ramingo, lo prende realmente a benvolere: in questo contesto le connotazioni di fertilità e lascivia passano in secondo piano per dare rilievo ad un destino che, pur dando occasione a Pan di avere innumerevoli accoppiamenti con altrettante donne, non gli consente mai di formare una coppia. Pan avrà sempre una natura solitaria, rimarrà sempre un bambino abbandonato.
In netto contrasto con figura del Cristo, Pan morì quando quest’ultimo divenne sovrano assoluto, cosicché, il Diavolo non è altro che Pan visto attraverso l’immaginario cristiano, colui che tenta l’individuo con il peccato della lussuria. Ma perché in epoca cristiana all’immagine di un Dio benevolo e generoso, è stata progressivamente sovrapposta quella di un Demone, della quintessenza del principio del Male?
La morte dell’uno significò la vita dell’altro, in un’opposizione chiaramente espressa nelle iconografie: Pan nella grotta, Cristo sul Monte; l’uno ha la musica (anche se rozza e primitiva dal momento che riproduce il suono dell’istinto), l’altro la Parola.
Racconta Plutarco che, sotto il regno di Tiberio, un vascello romano si trovò a passare nei paraggi di un’isola del Mar Egeo, quando il vento cessò improvvisamente e nel silenzio si udì una voce gridare: “Il Grande Pan è morto”. A quella notizia da ogni parte dell’isola scoppiarono pianti, gemiti e singhiozzi di cui non si seppe mai la provenienza.
Pan è l’unico Dio che morì, secondo Plutarco: una morte purtroppo inevitabile, sospinta dall’avanzare del cristianesimo e di fronte al rifiuto della sessualità e degli istinti, anche se diversi commentatori di Plutarco sono concordi nell’affermare che Pan non sia morto, ma che giaccia soltanto addormentato, ovvero rimosso. E quando l’umano perde la connessione personale con la Natura e l’istinto personificati, l’immagine di Pan muore per lasciare spazio all’immagine del Diavolo: l’operazione compiuta dal cristianesimo fu quella di evocare dalle ceneri di Pan il Diavolo, che nella cultura cristiana è l’avversario dell’uomo e della Creazione (quindi anche della Natura stessa).
Tuttavia Pan non è morto, ma dorme dentro di noi: può risvegliarsi se si recupera la connessione personale con la Natura e con l’istinto…


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