mercoledì 16 settembre 2015

LE FATE Mito o Realtà?



L’esistenza delle Fate è stata per lungo tempo un caso chiuso e designato al regno dei libri per bambini e ai film Disney. Tuttavia, il docente John Hyatt della Manchester Metropolitan University sostiene di avere la prova che queste creature siano vere e che vivano a Rossendale Valley. E sta cercando di portare a credere sempre più adulti a questa realtà e di portare nelle loro vite un po’ di magia. John Hyatt, direttore dell’Istituto per la ricerca e innovazione nell’Arte e del Design presso la Manchester Metropolitan University, mentre, negli scorsi due anni, stava fotografando il panorama di Lancashire ha scattato delle immagini di quelle che lui sostiene essere delle minuscole e alate creature.
Ed ora ha esposto le sue foto in una mostra speciale.
John, 53 anni, che faceva parte della band punk Three Johns, negli anni 80 e 90, ha insistito sull’autenticità delle sue foto, sostenendo di non averle modificate in nessun modo. Ha detto che gli adulti che le hanno viste hanno iniziato a nutrire l’idea che, in fondo, le foto potessero essere vere. Il docente sostiene: “è stato uno shock quando ho visto la foto, e l’ho scattata due volte.”
“ Dopo sono uscito, ho scattato delle foto a delle mosche e moscerini e non sembravano essere uguali. Le persone possono decidere da sé cosa siano queste creature. Il messaggio che voglio che arrivi alla gente, è che affrontino la situazione a mente aperta. Io credo che sia una di quelle circostanze in cui si ha la necessità di credere per vedere.  Molte persone che le hanno viste hanno detto che, grazie a questo, un po’ di magia è entrata nelle loro vite e non ce n’è abbastanza al mondo.”



John, che vive a Rawtenstall, ha postato alcune delle sue foto in alcuni social media e sostiene che abbiano sollevato svariate discussioni.  La mostra, chiamata Rossendale Fairies  (le Fate di Rossendale), si terrà in primavera presso il The Whitaker Museum a Whitaker Park (Rossendale).
John ha spiegato che il nome è un accenno alla famosa storia delle Fate di Cottingley, nella quale due scolare di Bradford affermavano di aver fotografato delle fate nel loro giardino 60 anni dopo hanno confermato essere un falso, ottenuto con dei ritagli di cartone. Tuttavia, il docente dichiara che le fotografie da lui scattate sono ben diverse dai personaggi rappresentati nei racconti per bambini e spera che possano cambiare la percezione che le persone hanno di queste creature.
“Noi stereotipiamo tutto, qualsiasi cosa si tratti” – commenta il docente della Manchester Metropolitan University, John Hyatt, che ora ha le prove che le fate sono reali e che si trovano a Rossendale Valley – “Ma, nella vita, ci sono cose più strane delle fate, e la vita cresce ovunque. Io non credo che siano solo piccole versioni di noi umani, che vadano a casa e bevano una tazza di thè a fine giornata. E qualcuno suggerisce abbiano qualche potere speciale. Da quello che io ho potuto vedere, loro si stavano solo divertendo e stavano facendo una piccola danza al tramonto. Si tratta solo di bellissime fotografie e la loro bellezza può portare le persone a credere.”

Le fate sono ritenute degli esseri elementari associati all’elemento più sottile e vitale della natura ossia l’etere. Secondo la tradizione popolare le fate abitano per lo più nei boschi e che solo a determinate ore del giorno escono allo scoperto per danzare e divertirsi vicino a fonti, ruscelli, prati o radure isolate. Si dice che le fate siano solite danzare all’interno dei cosiddetti “Cerchi delle fate” e che il loro canto possa indurre un essere umano a cercare di raggiungerlo. Sempre secondo la tradizione  se quest’ultimo dovesse oltrepassare il Cerchio delle fate può ritrovarsi nell’impossibilità di ritornare nella realtà ordinaria.
I baci, il cibo e le bevande delle fate sembra che siano in grado di assoggettare per sempre un uomo e ridurlo in una sorta di schiavitù eterna nel loro mondo. Entrare in un cerchio fatato obbliga ad unirsi alle danze di queste strane creature, e sebbene possa sembrare di star danzando solo da qualche minuto o da qualche ora, nel mondo ordinario possono essere passati mesi o anni. Un uomo intrappolato in un cerchio delle fate può essere salvato da un amico ammesso che quest’ultimo riesca a restare con un piede fuori dal cerchio e, allungando le mani all’interno di esso e seguendo la musica, arrivi ad afferrare l’incauto danzatore e a tirarlo fuori. 

Fu Conan Doyle a diffondere negli ambienti teosofici ed esoterici di tutto il mondo la notizia delle apparizioni delle Fate a Cottingley, prima con due articoli sullo Strand Magazine, del dicembre 1920 e marzo 1921 e quindi con un libro, The Coming of the Fairies ("La venuta delle Fate"), pubblicato a Londra nel 1922 e quindi in una seconda edizione ampiamente rivista nel 1928. Il volume non era mai stato tradotto in italiano, fino a quando nel 1992 uscì da SugarCo - con il titolo Il ritorno delle Fate e con la riproduzione delle fotografie originali conservate dalla biblioteca dell’Università di Leeds - in un’edizione curata da Massimo Introvigne e dallo specialista americano Michael W. Homer. 
Anche i lettori italiani potevano così scoprire una curiosa verità su Conan Doyle: lo stesso romanziere che aveva messo in scena il trionfo della ragione deduttiva con Sherlock Holmes era stato un fervente difensore della credenza delle Fate.



I negativi delle foto non furono manomessi in alcun modo, ma le Fate immortalate somigliano in modo imbarazzante alle illustrazioni di uno dei libri dell'epoca (Princess Mary's Gift Book), al punto che pare ovvio siano proprio le pagine di quei libri ritagliate ed usate come sagome da appuntare al terreno tramite spilli. Ma le immagini suscitarono un enorme clamore, anche grazie all'interessamento ed al supporto di Sir Arthur Conan Doyle, che le credeva assolutamente "genuine”.

Nel luglio del 1917, due bambine (Elsie Wright e sua cugina Frances Griffiths) presentarono una serie di fotografie che le ritraevano in compagnia di Fate e Folletti.

In quell’anno una bambina di nove anni, Frances Griffiths (1907-1986) si era trasferita nella località dello Yorkshire dal Sudafrica, andando a vivere insieme con la madre in casa di una zia materna che aveva una figlia di sedici anni, Elsie Wright (1901-1988). 
Un giorno Frances ed Elsie tornano a casa bagnate. Rimproverate, spiegano che presso un ruscello si sono sporte per vedere le Fate . Trattate da bugiarde, chiedono in prestito la macchina fotografica del padre di Elsie, e tornano a casa con una fotografia dove Frances è circondata da quattro Fate danzanti. 
A questa prima foto, del luglio 1917, ne segue in settembre un’altra che mostra Elsie con uno gnomo. 
La famiglia non dà troppa pubblicità alle apparizioni, ma la madre di Elsie partecipa alle attività della Società Teosofica e nel 1919 trasmette le fotografie a Edward L. Gardner, un’autorità fra i teosofi in materia di spiriti. Gardner ne parla all’amico Conan Doyle che, razionalista e ostile al Cristianesimo e ai miracoli, è però un attivo spiritista e si interessa a tutta una serie di fenomeni occulti. Il romanziere prega Gardner di indagare nello Yorkshire e, quando il teosofo conferma che le ragazzine sembrano degne di fede, si lancia a capofitto nella propaganda internazionale dell’episodio.

Conan Doyle si considerava un esperto di fotografia, e aveva esaminato le prime due fotografie - e le altre tre scattate dalle ragazze di Cottingley nel 1920 - senza trovare nessun sintomo di trucco o di doppia esposizione.

Contro Doyle e le fotografie delle Fate si levarono molte voci, anche autorevoli, che con strumenti diversi, intendevano porre in rilievo l’inattendibilità di quelle "prove".

Doyle così replicò emblematicamente alle accuse: "Ci sono migliaia di persone che credono ancora alla fantastica affermazione fatta qualche anno fa secondo cui le fotografie delle Fate sarebbero state tratte da una ben nota pubblicità.
Nella mia conferenza ho dichiarato che avrei accettato qualunque spiegazione di queste fotografie, tranne una che accettasse il carattere delle bambine.
Sono sicuro che quando ho spiegato i fatti c’erano delle persone nella sala disposte ad accettare le fotografie (...). Ci sono state molte obiezioni presentate contro le fotografie di Cottingley, la maggioranza delle quali evidentemente assurde. L’obiezione che merita più attenzione è qualche si tratta di figurine accuratamente ritagliate e sospese con fili invisibili nella fotografia. Questa spiegazione è concepibile ma il peso della probabilità mi sembra ampiamente contro di essa".

Poi, rifacendosi al metodo indiziario, Doyle apportava alcune puntualizzazioni e obbiezioni:

1) Frances, la ragazza più giovane , ha scritto nel 1917 che Cottingley era un bel posto per le sue farfalle e le sue Fate . Venne spedita ad un’amica in Sud Africa e non venne scoperta fino al 1923, circa, e pubblicata sul Cape Argus. Per quale possibile ragione una bambina di 10 anni avrebbe dovuto esprimersi in questo modo se avesse saputo che si trattava di un inganno?

2) Se le figurine fossero state ritagliate, le stesse figure, o simili, dovrebbero esistere su qualche libro o giornale. Ma non sono state ritrovate.

3) C’è una grande differenza nella solidità tra le figure del 1920 e quelle del 1917, che può essere spiegata con la diminuzione dei poteri medianici delle bambine, ma non si spiega nell’ipotesi di un falso.

4) Gli esperti hanno notato segni di movimento nelle figure.

5) Il Signor Gardner si è formato un’altra opinione del carattere sia delle bambine che del padre di Elise. Quest’ultimo si sarebbe certamente resoconto di un eventuale inganno".Le certezze di Conan Doyle vanno soprattutto ricercate nelle pretese di obbiettività che, in particolare nel Positivismo, si riconoscevano alla tecnica fotografica, da poco in fondo entrata a far parte del corredo strumentale delle scienze.

Le fotografie tuttavia non hanno "resistito all’investigazione".
In anni più recenti, esperti più simili allo scettico Sherlock Holmes, che al suo creatore Conan Doyle le hanno riesaminate, e hanno concluso che - senza bisogno di doppia esposizione - le bambine hanno semplicemente collocato nei prati di Cottingley delle banali silhouette, delle Fate di cartone, che poi hanno fotografato.
Ironia della sorte, la prima e più celebre fotografia sembra ispirata a un disegno di un libro per bambini del 1914, il Pincess Mary’s Gift Book, a cui aveva contribuito lo stesso Conan Doyle.
Nel bel mezzo di una serie di articoli sul "sorprendente caso delle Fate di Cottingley" pubblicati tra il 1982 e il 1983 dall’autorevole The British Journal of Photography, il caso diventa veramente "sorprendente".
La più vecchia delle bambine di Cottingley, Elsie - ormai un’anziana signora - scrive e confessa che si trattava proprio di Fate di cartone, di uno "scherzo, che è stato ora smascherato", iniziato per gioco e sostenuto per anni per non creare problemi alla madre teosofa di Elsie e al povero Conan Doyle.
La rivista rintraccia anche Frances, la cui versione è diversa: sì, le Fate sono di cartone nelle prime quattro fotografie, ma non nella quinta che "è una vera fotografia di vere Fate ". Per Frances le Fate esistono, ma nessuno avrebbe creduto alla loro esistenza se - attraverso le prime quattro fotografie - non avessero corredate di prove false una storia vera.
Anche la quinta fotografia viene messa in discussione dagli esperti, ma certo a rigor di logica Frances (che è morta nel 1986) aveva ragione.







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