lunedì 14 settembre 2015

LE MUSE

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Le Muse sono divinità della religione greca. Erano le figlie di Zeus e di Mnemosýne (la "Memoria") e la loro guida era Apollo. L'importanza delle muse nella religione greca era elevata: esse infatti rappresentavano l'ideale supremo dell'Arte, intesa come verità del "Tutto" ovvero l'«eterna magnificenza del divino».

Erano dette anche Eliconie, poiché la loro sede era il monte Elicona; dato che tale monte si trova in Beozia, regione abitata dagli Aoni (Aonia), venivano anche chiamate Aonie. A volte erano definite anche Aganippidi, dal nome della fonte omonima, Aganippe, situata proprio in prossimità del monte Elicona, o Pimplee, da una fonte a esse dedicata sul monte Pimpla, situato in Tessaglia. In Teocrito sono definite "Pieridi", poiché una tradizione collocava la loro nascita nella Pieria, in Macedonia.

L'etimologia delle muse trova discordanze negli studiosi, alcuni di essi preferiscono non pronunciarsi, Crisippo fu uno dei primi a fornire una loro origine lessicale mentre fra le più diffuse quella che le vede legate ai monti, come «ninfe dei monti».

Le Muse erano invocate specialmente dai poeti come ispiratrici delle lore opere. Chiunque osasse offenderle veniva severamente punito, come le figlie di Pierio, re della Tessaglia, che avevano voluto rivaleggiare con loro nel canto e furono mutate in uno stormo di rauche gazze. Oltre al Parnaso, le Muse frequentavano anche altri luoghi: il monte Pindo, il monte Elicona. Gli alberi a loro consacrati erano l'alloro e le palme e avevano a loro servizio Pègaso, il cavallo alato.

La leggenda non è una sola, come non lo è il numero stesso delle Muse, che varia da leggenda a leggenda.

Le Muse, che alla fine arrivarono fino a noi, sono le nove figlie di Zeus, chiamate Pieridi (di "Pieria", in Tracia) e quelle della Beozia, alle pendici dell'Elicona, alle dipendenze di Apollo che ne dirigeva i canti.

Originariamente le Muse erano legate alla musica considerata la prima di ogni arte, ma in seguito venne loro attribuita la protezione di ogni forma di pensiero che gli uomini di allora esprimevano, in tutte le sue forme: eloquenza, persuasione, saggezza, storia, matematica, ed astronomia.

Una leggenda racconta che le Muse impegnate in una gara di canto riuscirono, con le loro soavi melodie, ad arrestare il corso delle sorgenti e dei fiumi e che addirittura il monte cominciò a salire verso il cielo.

Le Muse, che rappresentavano l'ideale supremo dell'Arte, ne erano anche patrone e ad esse vennero attribuiti molti appellativi, spesso riferiti alle località in cui esse soggiornavano:

Aganippidi, dal nome della fonte omonima, Aganippe, posta in prossimità del monte Elicona;
Aonidi (perchè il Monte Elicona era abitato dagli Aoni), Camene, Castalidi, Eliconidi (poiché la loro sede era il monte Elicona), Ilissiadi, Libetriadi, Meonidi, Olimpiadi e Olimpiche, Pegasdi, Pieridi, Tespiadi o Tespie, Alate, Ardalidi, Citeriadi, Janzie, Ligie, Lidie, Mnemosinidi, Parnassidi o Parnassie, Partenie o Partenidi, Pateidi, Pimpleiadi o Pimplee, ma erano sempre e solo nove.




Esiodo, che scrisse il poema mitologico Teogonia circa 700 anni a.C., le enumera fissandone il numero in nove, ma non specifica quale sia il raggio d'azione di ognuna. Sempre secondo il mito, Apollo era il loro protettore, e le muse venivano invitate alle feste degli dei e degli eroi perché allietassero i convitati con canti e danze. Le Muse erano considerate anche le depositarie della memoria, infatti era con il canto ripetuto, delle gesta degli dei e degli eroi greci, che esse contribuivano a mantenere negli uomini la memoria del passato.

Sembra che le Pieridi, abilissime nel canto, fossero le nove figlie di Pierio di Pellae e di Evippa i cui nomi fossero: Colimba, Iunce, Cencride, Cissa, Cloride, SchemaAcalantide, Nessa, Pipo, Dracontide.

Un giorno ebbero la cattiva idea di andare sul monte Elicona, per sfidarle in una gara di canto.
Calliope cantò anche per le sorelle e le Ninfee, nominate arbitri della contesa, dichiararono vincitrici le Muse.

Le Pieridi, invece di accettare umilmente la sconfitta, cominciarono ad insultare le Ninfe, tanto che le Muse, per punirle, le trasformarono in uccelli.

Il greco Pausania afferma nei suoi scritti che le Pieridi portavano gli stessi nomi delle Muse, da qui le confusioni sui nomi e sui figli attribuiti alle Muse considerate in genere vergini.

Il culto delle muse fu assai diffuso fra i Pitagorici, prima che ad ognuna di loro fosse affidato uno specifico campo d'azione.

La filosofia pitagorica, fa delle Muse il motore dell'etere fra i pianeti: garantendo i movimenti armonici planetari esse assicurano che tutto sia pervaso da ordine, sapienza e armonia.

La Musa Calliope è raffigurata con una tavoletta su cui scrivere, un rotolo di carta o un libro ed in capo una corona d'oro, il nome in greco significa "dalla bella voce", era l'ispiratrice della Poesia Epica.

La poesia epica è il racconto in versi delle imprese leggendarie di un popolo, dei suoi miti e dei suoi eroi.

Nella nostra cultura occidentale, per poesia epica ci si riferisce ad Omero con l'Iliade e l'Odissea, a Virgilio con l'Eneide, ad Ariosto con la Gerusalemme liberata e l'Orlando furioso.

Il compito "morale" della Poesia Epica era esaltare i valori dell'amicizia, del coraggio, dell'amore, della famiglia, della gratitudine e della pace.

Ai nostri giorni la poesia epica ha abbandonato la forma in versi divenendo il genere narrativo proprio del romanzo specificatamente d'avventura, storico o didascalico.

La Musa Erato è raffigurata come una giovane ninfa coronata di mirti e di rose, che nella mano sinistra regge una lira e nell'altra il plettro. Spesso, collocato vicino a lei, c'è un Amorino armato d'arco e di turcasso.

Erato, che si dice significhi "Amabile", deriva il nome da Eros ed è considerata l'ispiratrice della Poesia lirica, del canto corale e della poesia anacreontica, la poesia che rifiuta i valori eroici in cambio di un nuovo equilibrio, situato nel canto, nell'amore, nella temperanza che favorisce la pace.

Erato è la musa collegata all'amore e molti poeti antichi la invocano nelle composizioni amorose.

La leggenda vuole che Erato fosse la madre del poeta e cantore Tamiri e di Cleomene.

Altra leggenda racconta che dal suo amore per Arcade, che diede il nome alla terra di Arcadia, nacque Azan.

La Musa Clio è raffigurata seduta e con una pergamena in mano, Clio rappresentava la Storia.

Clio, la sorella maggiore, la prima fra le muse, riceve dalla madre Mnemosine, personificazione della memoria, il potere di trasmettere il ricordo di fatti e personaggi.

Clio, "Colei che può rendere celebri" è dunque Musa della storia.
Nell'antichità questa musa veniva invocata dai poeti che si accingevano a comporre testi che avrebbero contenuto fatti storici come Stazio che, nella Tebaide (1, 41 e X, 630), la invoca come ispiratrice del suo poema.

Ai giorni nostri è possibile allargare l'interesse della Musa Clio ai saggi, alle recensioni ed ai componimenti che hanno come obiettivo di indagare con rigore, ma anche con obiettività, la Storia e le sue proiezioni.

Della vita mitologica di Clio ci giungono leggende contrastanti riguardanti il fatto che le Muse fossero eternamente vergini e le attribuzioni di maternità di semidei che affollano la mitologia greca e latina.

Una leggenda vuole che Orfeo fosse nato dall'unione tra la musa Clio ed Apollo, il dio della musica.

Un'altra leggenda narra che Giacinto, il bellissimo giovane, fosse figlio di Piero e della musa Clio.

La Musa Euterpe è raffigurata con un "Aulos", la Musa Euterpe, nella mitologia Greca e Romana era la musa della musica, protettrice di strumenti a fiato e, più tardi, anche della poesia lirica.

Il suo nome deriva dal greco eu (bene) e τέρπ-εω (piacere) e significa "colei che rallegra".

L’antico Aulos greco, spesso tradotto erroneamente come “flauto", era uno strumento di canna (giunco) a due ance, come l'oboe e, secondo la leggenda, fu inventato proprio da Euterpe.

L’Aulos accompagnava una vasta gamma di attività Greche: era presente ai sacrifici, alle rappresentazioni drammatiche, agli incontri di lotta, al salto in lungo, al lancio del disco, alla danza dei marinai sul triremo.

Platone lo associava al culto estatico di Dionisio e dei Coribanti (Sacerdoti della dea Cibele).

La Musa Melpomene è raffigurata nella mitologia greca con un lungo chitone teatrale e un mantello allacciato sulle spalle, tiene fra le mani, una maschera, una spada o un pugnale insanguinato.

Il nome Melpomene, significa "colei che canta la Tragedia" era la musa del canto, dell'armonia musicale e della tragedia.

Melpomene sarebbe, secondo alcuni, la madre delle sirene esseri favolosi rappresentati con testa di donna e corpo di uccello, (secondo altre versioni con corpo di pesce), la cui voce seducente attirava i marinai per farli morire. Altri ancora ne fanno la madre del musico Tamiri.

Musa Polimnia è una figura della mitologia greca, una delle nove Muse, figlie di Zeus e Mnemosine, raffigurata come una giovane donna dall'aspetto devoto, avvolta da velo e mantello, con il capo cinto da una corona di perle.

Polimnia è la Musa protettrice dell'orchestica, della pantomima e della danza associate al canto sacro e eroico.

Talvolta viene associata anche alla retorica, la memoria, la geometria e la storia.

A Polimnia sono attribuite le invenzioni della lira e della agricoltura.

Platone cita una leggenda che considera Polimnia madre di Eros.



La Musa Talia (Θάλεια) thallein (fiorire), è una figura della mitologia greca.
È una delle Muse, colei che presiede alla commedia ed alla poesia bucolica.

Comunemente raffigurata come una ragazza dall'aria allegra, che porta una corona di alloro sul capo e tiene una maschera in mano e calza degli stivaletti.

È ritenuta la madre con Apollo dei Coribanti che, nella mitologia greca, sono sacerdoti della dea Cibele, che inventarono il tamburo a cornice e con esso crearono una musica basata sul ritmo ossessivo che doveva servire per curare l’epilessia e per sconfiggere la malinconia di Giove.

La Musa Tersicore (greco Terpsichórē; latino Terpsichŏre) è una delle nove muse della mitologia greca, il suo nome viene la parola "tersicoreo" τερπέω ("mi piace") e χoρός ("danza").

Di solito Tersicore si rappresentata come una bella giovane, coronata d’alloro, la pianta sacra ad Apollo e vestita con l’abito lungo dei suonatori di cetra, nell’atto di trarre accordi con le dita affusolate dal suo strumento, per accompagnare, con la sua musica le danzatrici.

È quindi la protettrice della danza e della lirica corale.

La Musa Urania (dal greco antico Ouranos, «cielo») è una figura della mitologia greca, figlia di Zeus e di Mnemosine.

Era la Musa dell'astronomia e della geometria.

Viene rappresentata vestita di un abito azzurro, coronata di stelle, mentre sostiene con le mani un globo che sembra misurare ed una verga.
Ai suoi piedi diversi strumenti matematici.

Secondo Esiodo fu amata da Apollo, dando alla luce Lino e Orfeo, cantori mitici.
Secondo Catullo, fu la madre di Imene, il dio delle nozze, il cui padre era Bacco.

Pausania ci narra che le Muse, Dee dei Monti, erano in origine tre, figlie della Madre Terra e dell'Aria, mentre la Mitologia dalle originarie tre, ne individua nove o addirittura dieci, secondo Omero, che chiamò Saffo "Decima Musa".

Esiodo e la Mitologia, ci tramandano la nascita delle nove Muse da Mnemosine, Dea della Memoria, figlia del Cielo e della Terra, con cui Zeus (l'Autorità) giacque per nove notti.

Nella rappresentazione del mito risiede il suo significato: le Muse, Dee delle Arti e delle Scienze, sono figlie della Memoria e del Potere.


Muse secondo Klimt. Esse rappresentavano la triplice Dea Madre nel suo aspetto orgiastico per il quale il culto antichissimo della Dea è legato ai cicli naturali.

Questa triplicità è, di volta in volta, associata ai cicli della vita (nascita, morte, rinascita) e a quelli della Luna.

La Dea Madre viene dipinta nel suo triplice aspetto di Donna Vergine, Donna Adulta e Donna Vecchia.

In verità tutte le rappresentazioni delle Dee nelle tradizioni politeiste traggono origine dal culto ancestrale della Dea Madre, radicato profondamente nelle nostre culture.

I miti greci sono scatole magiche giunte fino a noi, le cui narrazioni si incastrano e si intersecano all'infinito.
Soltanto in epoca più "moderna", Zeus si vantò di essere padre delle Muse, di nove Muse, generate con Mnemosine, Dea della Memoria.

Perchè gli uomini non dimentichino, spetta alla Muse tramandare le consuetudini pubbliche e familiari: Zeus e Mnemosyne, potere e memoria, si fondono nella loro arte.

La voce dell'istruzione e dell'autorità è nello stesso tempo la voce del piacere: le Muse, che stanno accanto a Zeus e accanto ai re, sanno essere così gradevoli da distogliere i mortali dai loro dolori e dalle loro preoccupazioni.

Le muse, ritratte dagli artisti rinascimentali, si tengono per mano, indicando come le scienze e le arti siano connesse le une alle altre.

Omero, in omaggio alla poesia chiama Saffo "Decima Musa", ma il decimo posto non apparteneva alla tradizione e rimase vacante.

Il giudice, gastronomo Brillat-Savarin, che visse a cavallo fra il '700 e l'800 aveva designato come decima Musa Gastarea, per presiedere ai piaceri del Gusto.

L'undicesima Musa avrebbe dovuto essere Peithò (persuasione), figlia di Hermes (eloquenza) e Afrodite (seduzione), divinità caratterizzata dall’assenza di violenza nel suo modo d'essere, che avvince senza costringere, vincolando eros e logos nella persuasione, irresistibile perché sa cedere.

Ai nostri tempi si sono aggiunte altre due Muse, la decima Musa, quella delle Arti Cinematografiche e l'undicesima che non ha ancora una fisionomia definita e sembra sia l'ispiratrice per alcuni della pubblicità, per altri dell'informatica o la multimedialità.



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