venerdì 16 ottobre 2015

LA SFINGE



Ogni mattina, da millenni, vede sorgere il sole davanti a sè.

E' la Sfinge di Giza, la più imponente statua in pietra mai costruita al mondo. Avvolta da un alone enigmatico, essa è il simbolo dell' Egitto, ma anche del mistero stesso.

Secondo la teoria più consolidata, la Sfinge fu costruita attorno al 2500 a.C. dal faraone Chefren. Perciò, quando nel 1991 si è dimostrato, con una serie di prove geologiche, che essa fu costruita almeno 6000 anni prima di Cristo - e quindi 3000 anni prima che avesse inizio la civiltà Egizia - il mondo piuttosto conservatore dell' egittologia fu scosso da un' ondata di incredulità. Per la verità, era opinione comune fra gli egittologi del XVIII secolo che la Sfinge fosse più antica delle piramidi.

Ma nel novecento si è imposta una teoria diversa, e cioè che fosse stata costruita tra il 2520 e il 2494 a.C., durante il regno di Chefren: opinione accettata unanimamente (e abbastanza passivamente) dagli egittologi. Ci sono voluti 15 anni di sforzi continui da parte di un uomo, solo contro tutti, per cominciare a cambiare il modo di pensare: quest' uomo è lo statunitense John Anthony west, scrittore ed egittologo autodidatta.

La ragione che ha spinto gli egittologi a credere che la Sfinge sia stata costruita da Chefren sta nel fatto che il suo viso assomiglia a quello del faraone, immortalato in una statua che è conservata nel Museo Egizio del Cairo. Usando metodi piuttosto insoliti, West evidenziò grosse lacune nell'accostamento tra Sfinge e faraone e sulla loro pretesa rassomiglianza. Si avvalse dell' aiuto del tenente Frank Domingo del Dipartimento di Polizia Giudiziaria di New York, che aveva accumulato una grande esperienza ricostruendo per il tribunale visi sfigurati e mutilati. Domingo mise a confronto i due volti e, dopo aver realizzato disegni dettagliati di entrambi, concluse che le due statue raffiguravano individui diversi: "Se in futuro si troveranno prove irrefutabili che la Sfinge rappresenta Chefren, vorrà dire che chi ha ritratto il faraone era un incapace".

Molti egittologi non presero nemmeno in considerazione il lavoro di Domingo. James Romano, del Brooklyn Museum di New York, disse che l' arte egizia non era fotografia, ma realtà idealizzata": l' analisi di Domingo, insomma, non aveva alcun valore. West tentò allora un' altra strada: Si prefisse di dimostrare che l 'erosione della Sfinge non era dovuta al vento del deserto ma alla pioggia. L' ultima grande pioggia si era avuta dopo l' ultima era glaciale, cominciata circa 12000 anni fa.
West aveva un solo modo di provare la teoria dell' erosione: chiedere la collaborazione di geologi di consolidata fama accademica.



Dopo una lunga ricerca, trovò finalmente in Robert Schoch, dell' Università di Boston, uno studioso di ampie vedute disposto ad ascoltarlo. L' esame compiuto da Schoch confermò che il corpo della Sfinge e le pareti della grande fossa in cui essa si trova mostravano i segni tipici di erosione da acqua. Non solo: scoprì che il monumento ed il complesso di templi che sorge nelle vicinanze erano scolpiti nella stessa pietra.

Si presentava dunque un' anomalia piuttosto strana:la Sfinge ed i muri che la circondavano erano stati erosi così vistosamente da mostrare nella pietra solchi profondi un metro. Ma identici strati di roccia vicini eranoa appena stati alterati. Ciò significava che la Sfinge era stata scolpita in varie fasi: le pietre squadrate e scolpite per prime erano state esposte all'erosione della pioggia, le ultime a quella del vento. Allo scopo di dare maggior peso alla sua teoria, West volle scoprire quando era stata scolpita la pietra attorno alla Sfinge. In questo modo avrebbe scoperto anche quando era stata costruita. Coinvolse nella ricerca Thomas Dobecki, un sismologo di Houston. Analizzando l' erosione dell' acqua sul terreno attorno alla Sfinge, Dobecki potè calcolare quando fu scolpita la roccia. il criterio era questo: quanto più in profondità aveva agito l' erosione dell' acqua, tanto più a lungo la pietra in superficie era stata esposta alla pioggia.

Gli esperimenti di Dobecki e le osservazione di Schoch dimostrarono che il corpo della Sfinge era stato scolpito in fasi distinte, e che la parte anteriore del monumento, profondamente erosa, era più antica di crica 3000 anni rispetto alla parte posteriore. La conclusione di Schoch fu che Chefren, avendo trovato la Sfinge non ancora terminata, la completò e restaurò insieme con i templi intorno, facendo sistemare lastroni di granito sopra il calcare. Tenendo conto dell' antichissima origine della Sfinge, bisogna presumere che si siano succedute diverse operazioni di restauro. In proporzione, la testa è più piccola del corpo e questo lascia pensare che Chefren abbia ordinato di rimodellarla nello stile dell' epoca. Ma le ricerche di Dobecki rivelarono un' altro segreto: 5 metri sotto le zampe anteriori della Sfinge si aprivano diversi tunnel inesplorati ed un' ampia sala rettangolare. Secondo Dobecki quella sala era opera dell' uomo.

A questo si aggiunse un tocco di meraviglia quando ci si ricordò di una profezia di Edgar Cayce, il celebre "profeta dormiente" americano. Cayce era andato in trance il 29 ottobre del 1935 ed aveva esplorato con i suoi poteri di sensitivo le epoche precedenti all' antico Egitto. Egli disse che i sopravvissuti di Atlantide erano emigrati in Egitto 10500 anni prima di Cristo ed avevano costruito la Sfinge e la Grande Piramide nel primo secolo del loro arrivo. E non basta: Cayce predisse che, prima della fine del XX secolo, "una sala antica contenente documenti storici sarebbe stata scoperta là dove la linea dell' ombra e della luce cade tra le zampe della Sfinge". all' interno della sala ci sarebbe stata una biblioteca ricca di testi su Atlantide. Prudentemente, data anche la sua illustre reputazione accademica, Schoch ha concluso che la Sfinge fu costruita non più di 8500 anni fa e non ha voluto addentrarsi in argomenti che esulassero dalla sua competenza di geologo. West invece è meno cauto. Secondo lui la Sfinge ha almeno 12000 anni.

Comunque sia la scienza è orientata a fissare la data di costruzione della Sfinge in epoca assai più antica di quella comunemente accettata. E finora gli egittologi non sono stati capaci di opporre solidi argomenti. Resta da rispondere al' interrogativo più importante: chi ha voluto e costruito la Sfinge? Un numero crescente di ricercatori, compresi alcuni scrittori di successo come Graham Hancock, Robert Bauval e Colin Wilson, crede che il fatto di situare più indietro nel tempo la data di costruzione della Sfinge sia già la prova che essa dovette essere stata realizzata da una civiltà scomparsa. Addirittura Atlantide.

Nel 1993 West avanzò l' ipotesi che proprio questa fosse la soluzione. Lo si desume dalla risposta rabbiosa avuta da Zahi Awass, direttore generale della Piana di Giza, che cacciò letteralmente West edi suoi collaboratori vietando ogni ulteriore ricerca. Da allora, però c' è stato uno strano cambio di atteggiamento da parte delle autorità egiziane. Nell' aprile 1996, per esempio, il miliardario americano Joseph Schor ha avuto il permesso di continuare le ricerche sulla Sfinge. Schor è in stretto raporto con l' Associazione per le Ricerche ed il Progresso Morale, una grossa organizzazione che si propone di diffondere gli insegnamenti del profeta Edgar Cayce. 

La sfinge è una figura mitologica raffigurata come un mostro con il corpo di leone e testa umana (androsfinge), di falco (ieracosfinge) o di capra (criosfinge), talvolta dotato di ali.

Generalmente il ruolo delle sfingi è associato a strutture architettoniche come le tombe reali o i templi religiosi; la più antica raffigurazione di sfinge conosciuta (una scultura) è stata trovata vicino a Gobekli Tepe, nel sito di Nevali Çori, e viene datata al 9.500 a.C.

La sfinge nella mitologia egizia era un monumento che veniva costruito vicino alle piramidi come simbolo protettivo, per augurare una serena vita nell'aldilà al faraone. Ha corpo canino (o leonino) e testa umana maschile che si crede raffigurasse il faraone che doveva proteggere.



La sfinge egizia più grande e famosa è la Grande Sfinge di Giza, situata sul plateau di Giza adiacente alle Grandi Piramidi. Si trova sulla riva occidentale del Nilo ed è rivolta verso est . La sfinge è situata nella parte nord del complesso delle piramidi e ai loro piedi; anche se la data della sua costruzione è incerta, si pensa che la testa della Grande Sfinge sia quella del faraone Khafra.

I nomi che i loro costruttori diedero a queste statue non sono noti. Presso il sito della Grande Sfinge è stata trovata un'iscrizione su una stele di Thutmose IV, datata 1400 a.C., che elenca i nomi dei tre aspetti della divinità locale del Sole di quel periodo, Khepri - Ra - Atum.

L'inclusione delle sfingi nelle tombe e nei complessi templari divenne una tradizione in maniera rapida. Molti faraoni fecero scolpire le loro teste in cima alle statue custodi delle loro tombe anche per mostrare la loro stretta relazione con la potente divinità solare Sekhmet, una leonessa. Famose sfingi egiziane comprendono quella recante la testa del faraone Hatshepsut, ora al Metropolitan Museum of Art di New York, e la sfinge di Menfi, situata all'interno del museo a cielo aperto di Menfi.

Gli egizi fecero anche avenue di sfingi custodi terminanti agli ingressi di tombe e templi. Una di queste avenue comprende novecento sfingi con teste di ariete (criosfingi), che rappresentano Amon. Il viale si trova a Tebe, dove difatti il culto di Amon era forte.

Forse la prima sfinge egiziana è stata quella raffigurante la Regina Hetepheres II della quarta dinastia, che regnò dal 2623 al 2563 a.C. La regina è stata uno dei membri più longevi della famiglia reale di quella dinastia.

La Grande Sfinge è diventata un emblema dell'Egitto, e viene frequentemente rappresentata su francobolli, monete e documenti ufficiali.

Gli Elleni hanno avuto scambi culturali e commerciali con l'Egitto fin dall'Età del Bronzo. Sfinge è un nome greco e in Egitto venne applicato a queste statue da prima che Alessandro Magno occupasse la regione. I nomi di criosfingi per le sfingi a testa d'ariete e di ieracosfingi per quelle a testa di falco vennero coniati da Erodoto.

Strabone riporta di aver visto varie sfingi egiziane.

Nella mitologia greca vi era una singola Sfinge, un demone di distruzione e mala sorte. La sua prima comparsa a noi pervenuta è nel mito di Edipo come descritto da Esiodo (il primo a parlare di Edipo fu Omero, che però non sembra consapevole di un qualche collegamento con la Sfinge), secondo cui la Sfinge era la figlia di Ortro e di qualcuno tra Echidna, la Chimera e Ceto (Pseudo-Apollodoro riporta che la Sfinge era figlia di Echidna e di Tifone). Tutte queste sono divinità ctonie appartenenti a epoche antecedenti a che gli dei dell'Olimpo governassero il Pantheon greco.

Esiodo indica la Sfinge anche come sorella del leone Nemeo e "rovina dei Cadmei".

Sebbene l'etimologia della Sfinge possa portare a pensare allo strangolamento, Eschilo afferma che mangiasse uomini vivi.

Da un punto di vista scultorio la Sfinge risulta presente sia nel periodo miceneo che in quello minoico; in entrambi questi periodi le rappresentazioni sono sia maschili che femminili. Solo successivamente la figura femminile prese il sopravvento. Inizialmente poteva essere alata o non alata, con barba, con zampe di altri animali oltre al leone; Erodoto specifica la maschilità di alcune sculture di sfingi.La sfinge divenne alata e femminile solo dal VI secolo a.C. Una coppa del 550-540 a.C. prodotta da Glaukytes ed Archikles mostra sfingi femminili alate. Pseudo-Apollodoro la descrive in modo classico, ossia come un leone con volto da donna ed ali da uccello.

Fu l'emblema della città-stato di Chio e comparve sui sigilli e sul lato rovescio delle monete della città dal VI secolo a.C. al III secolo d.C.



Nel mito di Edipo la Sfinge custodiva l'ingresso alla città greca di Tebe. Per consentire il passaggio ai visitatori domandava loro un indovinello cui si doveva rispondere correttamente. Nelle versioni più antiche di tale mito tale indovinello non viene specificato, mentre nei racconti più tardi venne standardizzato:

Era o Ares trasferirono la Sfinge dalla sua terra natia in Etiopia (l'origine straniera della Sfinge veniva sempre ricordata dai Greci) a Tebe in Grecia, dove questa chiedeva a tutti i passanti quello che forse è il più famoso enigma della storia: "chi, pur avendo una sola voce, si trasforma in quadrupede, tripede e bipede?" Il mostro strangolava o divorava chiunque non fosse in grado di rispondere. Nel mito Edipo risolse l'enigma rispondendo "l'Uomo, che nell'infanzia striscia a quattro zampe, poi cammina su due piedi in età adulta, e infine utilizza un bastone da passeggio in età avanzata".Secondo alcuni resoconti c'era anche un secondo indovinello (molto più raro): "Ci sono due sorelle: la prima dà alla luce l'altra e questa, a sua volta, dà vita alla prima. Chi sono le due sorelle?" La risposta è: "il giorno e la notte" (in greco entrambe le parole sono femminili). Quest'ultimo enigma si trova anche in una versione guascone del mito di Edipo e potrebbe essere molto antico.

Una volta battuta la Sfinge, il racconto prosegue con la Sfinge che si getta dalla sua alta roccia e muore. Una versione alternativa afferma invece che ella divorò se stessa. Edipo può quindi essere riconosciuto come una figura "liminale" o di soglia, con l'effetto di aiutare la transizione tra le vecchie pratiche religiose e quelle nuove degli dei dell'Olimpo, transizione rappresentata dalla morte della Sfinge.

Nella rivisitazione della leggenda di Edipo di Jean Cocteau, La Machine infernale ("La Macchina Infernale"), la Sfinge riferisce a Edipo la risposta all'enigma, in modo da uccidersi e da non dover quindi più uccidere, e anche da far sì che egli la amasse. Egli però la lascia senza mai ringraziarla per avergli dato la risposta all'enigma. La scena termina con la Sfinge e Anubi che ascendono al cielo.

Ci sono interpretazioni mitiche, antropologiche, psicoanalitiche e parodistiche dell'enigma della Sfinge e della risposta di Edipo. Numerosi libri di indovinelli utilizzano la Sfinge nel titolo o nelle illustrazioni.

Al Museo Archeologico Nazionale di Napoli è custodito un cratere apulo che si ritiene illustri un altro mito (a noi non pervenuto) avente la Sfinge come protagonista: un sileno che porge al mostro un uccello chiuso nel palmo della sua mano. L'analogia con una favola di Esopo (la n. 55, in cui un contadino, per dimostrare l'onniscienza dell'oracolo di Delfi, si reca presso di lui con un passero in mano, e gli chiede se ha con sé una cosa vivente o non vivente, pronto ad uccidere l'uccellino nel caso la risposta sia la prima) ha fatto pensare che il sileno stia sottoponendo la sfinge ad un enigma, cosa che rovescerebbe il mito di Edipo; ma i due potrebbero anche essere intenti ad una gara pacifica, antecedente all'episodio edipeo. Si è anche supposto che la figurazione possa essere collegata al dramma satiresco di Eschilo La Sfinge, ma la sua interpretazione è ancora controversa. In ogni caso il cratere testimonia la diffusione del mito della Sfinge nell'area greco-italica.

In contrasto con le sfingi egiziane, mesopotamiche e greche, le cui caratteristiche culturali sono andate largamente perdute per via delle discontinuità nella civilizzazione di queste regioni, le tradizioni relative alle sfingi asiatiche sono ancora oggi molto vive.

Le prime raffigurazioni artistiche di "sfingi" del subcontinente dell'Asia meridionale sono state in qualche misura influenzate dall'arte e dagli scritti dell'età ellenistica; difatti l'arte buddista ha subito una fase di influenza da parte dell'ellenismo.

Nel sud dell'India, la "sfinge" è nota come purushamriga (in sanscrito) o purushamirugam (in Tamil); entrambi i termini significano "uomo-bestia". Si trova raffigurata nell'arte scultorea in templi e palazzi dove serve a scopo apotropaico, in maniera simile a quanto accadeva con le sfingi di altre parti del mondo antico. La tradizione afferma che tale sfinge tolga i peccati dei devoti che entrano nel tempio e in generale allontani il male. Si trova quindi spesso in una posizione strategica sul gopuram o sull'entrata del tempio.

La purushamriga gioca un ruolo significativo sia nei riti giornalieri che in quelli annuali che si svolgono nei templi shaiva del sud dell'India. Nel rituale shodhasha-upakaara (o "delle sedici lodi"), effettuato da 1 a 6 volte in momenti sacri significativi attraverso il giorno, la sfinge decora una delle lampade del diparadhana o lampada da cerimonia. E in molti templi la purushamriga è anche uno dei vahana o veicoli della divinità durante le processioni della Brahmotsava.

Nel Distretto di Kanyakumari, sulla punta più meridionale del subcontinente indiano, durante la notte del Shiva Ratri, i devoti corrono per 75 chilometri mentre visitano i dodici templi dedicati a Shiva. Questa Shiva Ottam (o "corsa per Shiva") viene eseguita in commemorazione della storia della gara tra la Sfinge e Bhima, uno degli eroi dell'epopea Mahabharata.

La concezione indiana di sfinge che più si avvicina alla classica idea greca è il concetto di Sharabha, una creatura mitica, parte leone, parte uomo e parte uccello, in cui il dio Shiva si incarnò per contrastare la violenza di Narasimha.

Nello Sri Lanka la sfinge è conosciuta come Narasimha, uomo-leone. In quanto sfinge, ha il corpo di un leone e testa di un essere umano, e non deve essere confusa con Narasimha, la quarta reincarnazione della divinità Vishnu; quest'ultimo avatar o incarnazione è infatti raffigurato con corpo umano e testa di leone. Il Narasimha "sfinge" è parte della tradizione buddista ed è un guardiano della direzione nord; viene raffigurato anche sulle bandiere.

In Birmania la sfinge è conosciuta come manussiha (manuthiha). È raffigurata sugli angoli della stupa, e le sue leggende raccontano di come sia stata creata dai monaci buddisti per proteggere un neonato reale dalla morte per mano di orchi.

Nora Nair, Norasingh e Thep Norasingh sono tre delle denominazioni con le quali la "sfinge" è conosciuta in Tailandia. Questi esseri sono rappresentati come camminanti in posizione eretta, con la parte inferiore del corpo di leone o di cervo e la parte superiore in forma di esseri umani. Spesso si trovano in coppie di sesso femminile-maschile. Anche qui, le sfingi hanno funzione protettiva. Inoltre vengono enumerate tra le creature mitologiche che popolano la montagna sacra Himapan.

Durante il Rinascimento la sfinge ha goduto di un grande revival nell'arte decorativa europea.

Le sfingi sono state fatte rivivere quando le decorazioni grottesche della Domus Aurea di Nerone sono state portate alla luce nel tardo XV secolo a Roma. La sfinge fu da allora incorporata nel vocabolario classico dei disegni arabescati che si diffuse in tutta Europa nell'ambito dell'incisione dei secoli XVI e XVII. La bottega di Raffaello incluse delle sfingi nella decorazione della loggia di Palazzo Vaticano (1515-1520), e anche tali sfingi aggiornarono il vocabolario delle grottesche romane.

La sfinge manieristica del XVI secolo è a volte chiamata sfinge francese. La sua testa, pettinata, è eretta e ha il seno di una giovane donna. Spesso indossa gocce per le orecchie e perle come ornamenti. Il suo corpo è naturalisticamente reso come una leonessa reclinata.

La prima comparsa di sfingi nell'arte francese avvenne nella Scuola di Fontainebleau negli anni 1520 e 1530. Le sfingi permarranno poi anche nello stile francese tardo barocco della Régence (1715–1723).

Dalla Francia la sfinge si diffuse in tutta Europa, diventando una normale caratteristica della scultura decorativa all'aperto dei giardini di palazzo del XVIII secolo. Esempi di sfingi in tale ambito li si possono ritrovare nel Belvedere di Vienna, nel Parco di Sanssouci a Potsdam, nel Palazzo Reale della Granja de San Ildefonso in Spagna, a Palazzo Branicki a Bialystok, o nel portoghese Palazzo Nazionale di Queluz (forse del 1760), in cui si trovano esempi del tardo Rococò con gorgiere e vestiti che terminano con un piccolo mantello.

Le sfingi sono una caratteristica delle decorazioni interne nell'architettura neoclassica di Robert Adam e dei suoi seguaci, dove tornano ad essere più vicine allo stile svestito delle grottesche. Le usarono anche gli artisti e i designer del romanticismo e successivamente i movimenti del simbolismo del XIX secolo. La maggior parte di queste sfingi alludono alla sfinge greca, piuttosto che a quella egiziana, anche se non possiedono mai delle ali.

L'immagine della sfinge è stata adottata anche nell'architettura Massonica. Tra gli Egizi le sfingi erano collocate all'ingresso dei templi per custodirne i misteri, avvertendo coloro che vi penetravano che avrebbero dovuto celare la loro conoscenza ai non-iniziati. Jean-François Champollion afferma che successivamente la sfinge diventò il simbolo di ciascuno degli dei, e in tal modo avrebbe simboleggiato il fatto che gli dèi erano in generale nascosti al popolo e si rivelavano solo agli iniziati. La sfinge è stata adottata dalla massoneria nel suo carattere egiziano di simbolo del mistero, e come tale viene spesso ritrovata come decorazione scolpita sul fronte dei templi massonici, o incisa sull'intestazione di documenti massonici. Tuttavia non può essere definita correttamente come un antico simbolo riconosciuto dell'ordine. La sua introduzione è stata di data relativamente recente, e piuttosto come decorazione simbolica che come simbolo di un particolare dogma.





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