sabato 10 ottobre 2015

MORFEO



Morfeo è una figura della mitologia greca, figlio di Ipno e di Notte.

Esiodo indica che i sogni erano figli della Notte. L'idea di una divinità specifica dei sogni chiamata Morfeo è più tarda e viene generalmente attribuita ad Ovidio, che nelle sue Metamorfosi diede un nome ai tre figli di Ipno, il sonno: Morfeo, Phobetor (Fobetore) e Phantasos (Fantaso). Nell'Iliade e nell'Odissea, infatti, troviamo invece un'altra divinità, Oniro, che riassume in sé le caratteristiche di tutte le altre. Morfeo, nelle sue apparizioni notturne, prendeva le forme delle persone o delle cose sognate. Egli quando inviava sogni popolati da forme umane portava sempre con sé un mazzo di papaveri con cui, sfiorando le palpebre dei dormienti, donava loro realistiche illusioni. Gli altri due figli di Ipno popolavano i sogni con animali (Fobetore) e paesaggi, case, oggetti inanimati (Fantaso). Spesso Morfeo era rappresentato nell'atto di abbracciare il padre Ipno.

Dio del Sonno, Signore del Sogno, che ha potere di vita e di morte nell’ambito dell’Anima. Figlio del Sonno (Hypnos) e della Notte, Morfeo possiede grandi e possenti ali che lo conducono rapidamente da una parte all’altra della terra.
A Morfeo non si sfugge. Omero, nell’Iliade, racconta che “uomini e Dèi parimenti piegano il capo al sonno sottomessi”.

Nella Cosmogonia di Esiodo prima di tutto esistevano le Tenebre, da cui emerse il Caos. Dalla loro unione nacquero la Notte, il Giorno, Erebo e l’Etere, in seguito Erebo si accoppiò con la Notte e generarono due gemelli, Thanatos, Dio della Morte, e Hypnos, Dio del Sonno. Dall’unione, o piuttosto, dall’incesto di Hypnos con la Notte nacquero due figli: Morfeo ed Icelo, o Ikelo.
Hypnos aveva il potere di addormentare tanto gli uomini quanto gli Dèi. Era considerato benevolo ed era attorniato dai Sogni. Nel canto XIV dell’Iliade, Era gli chiese di addormentare Zeus, affinché Poseidone potesse aiutare i Greci, nonostante l’imperativo divieto del Re dell’Olimpo. Hypnos ammise di poter addormentare tutti gli Dèi, tuttavia le ricordò anche che aveva già, precedentemente, addormentato Zeus in modo che Era potesse vendicarsi e far morire Eracle, ma al suo risveglio il Signore degli Dèi, infuriato, lo aveva fatto precipitare in mare, e che fu salvo grazie all’intervento di sua madre. Era allora gli promise di dargli la mano di Pasitea, ed Hypnos si lasciò convincere: si trasformò in un uccello e, ancora una volta, addormentò Zeus.
Hypnos dormiva in una grotta sulle rive del fiume Oblìo, il suo compito era quello di sopire le sofferenze del genere umano. Per far ciò, inviava i suoi figli e collaboratori (Spiriti dell’immaginazione) ad addormentare e a far sognare gli uomini.
I Romani avevano il culto del Dio Ipno (Hypnos) sotto il nome di Somnus. Questo viene spesso raffigurato come un giovane nudo con le ali sul capo, che viveva in una grotta nel paese dei Cimmeri.
Secondo Esiodo, Morfeo abitava nell’Estremo Occidente in una casa dalle due porte: una di corno, trasparente, dalla quale uscivano i sogni veritieri, e l’altra d’avorio, per i sogni vani. Secondo Omero invece abitava a Lemnos e i Lemnieni, che apprezzavano molto il vino, accoglievano il Dio con piacere.



Il suo nome deriva dalla parola greca morphe che significa “forma”, alla quale gli antichi lo collegavano: infatti nelle sue apparizioni notturne, era solito assumere la forma degli esseri umani per mostrarsi agli uomini addormentati durante i loro sogni, prendeva le forme delle persone o delle cose sognate. Però, siccome genealogicamente derivava dalla Notte, sembra una migliore interpretazione quella che lo collega ad Hypnos (“buio”). Figlio e Ministro del Sonno (Ipno), si mostrava mandato dal padre ai dormienti sotto l’aspetto di qualche persona nota per fare rivelazioni, o per suggerire consigli, o per dare notizie.
Morfeo era raffigurato con una corona di papaveri ed una cornucopia, provvisto di ali con le quali giungeva senza essere avvertito, grandi ali che battevano senza far rumore. Spesso era rappresentato nell’atto di abbracciare il padre, Sonno, circondati dagli Spiriti dell’immaginazione, uno stuolo di volteggianti “folletti” che rappresentano le illusioni.
Egli, quando inviava i sogni, portava sempre con sé un mazzo di papaveri con cui, sfiorando le palpebre dei dormienti, donava loro realistiche illusioni. Il suo messaggero era il veloce ed alato Hermes, un tramite tra il suo Signore e i viandanti, Hermes, uno dei pochi Dèi che ogni tanto sconfina nel Corpus.
In realtà, Esiodo indica che i Sogni erano figli di Notte. L’idea di una divinità specifica dei Sogni chiamata Morfeo è più tarda, e viene generalmente attribuita ad Ovidio, che nelle sue “Metamorfosi” diede un nome ai tre figli di Ipno: Morfeo, Phobetor (Fobetore) e Phantasos (Fantaso). Morfeo inviava i Sogni popolati da forme umane. Gli altri due, rispettivamente, quelli con animali e quelli con gli oggetti inanimati.
Nell’Iliade e nell’Odissea, troviamo invece un’altra divinità, Oniro, che riassume in sé le caratteristiche di tutte le altre. Per altri Fobetore, lo “spaventoso”, è la personificazione degli incubi, poiché compare nei Sogni sotto forma di esseri aberranti, come bestie o mostri. Fantaso invece ha un ruolo marginale, responsabile della presenza di tutti gli oggetti inanimati che appaiono nei Sogni, tuttavia questo dono fa di lui la divinità più presente nell’attività onirica di ogni mortale. Il termine “fantasia” deriva proprio da questo Dio, che permetteva agli uomini di far apparire nei Sogni ogni sorta di forma o oggetto.
“CADERE TRA LE BRACCIA DI MORFEO”. Il detto viene usato in riferimento a chi, vinto dalla stanchezza, si addormenta profondamente, rapito dalle sue braccia, e dai suoi sogni…

La ricerca di un rimedio ai sintomi più atroci del dolore ha accompagnato la storia di molte civiltà. Una delle piante più utilizzate per questo scopo è stata il papavero, da cui si estrae l’oppio. Sebbene alcune popolazioni lo usassero come droga, poiché fumato o ingerito ha un effetto allucinogeno, già i medici arabi lo utilizzavano per curare coliche e dissenteria. Il chimico Friedrich Sertürner, nato oggi in Germania scopre nel 1804 la morfina, un derivato dell’oppio tuttora usato nell’industria farmaceutica. Chiamata così in onore di Morfeo, il dio greco del sonno, la morfina è il primo potente farmaco antidolorifico e narcotico. Crea però una pericolosa dipendenza fisica.

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